
Quello che doveva essere un esempio di rinascita industriale in Algeria è stato coinvolto in un caso giudiziario senza precedenti. Mentre Fiat ha investito molto nella produzione locale di veicoli, il marchio è ora al centro di un'operazione delle autorità algerine per combattere la speculazione. Il paradosso è che la Fiat, motore dell'occupazione e della reindustrializzazione, è diventata una vittima collaterale del suo stesso successo.
Domanda esplosiva
Nel 2024, l'assenza di quote di importazione ha portato a uno spostamento del mercato algerino verso veicoli prodotti localmente. Lo stabilimento Fiat di Tafraoui, inaugurato vicino a Orano dopo un investimento di 200 milioni di euro, è diventato un centro nevralgico per l'industria automobilistica del Paese. La domanda dei modelli Fiat 500 ibrida e Doblo Panorama, prodotti localmente, è aumentata vertiginosamente.
Il risultato: ordini che superano le previsioni, tempi di consegna più lunghi e una sospensione temporanea delle vendite per mantenere l'equilibrio.
Le speculazioni si susseguono dietro le quinte
Ma questo dinamismo industriale ha presto attirato la cupidigia. I video postati sui social network hanno rivelato le pratiche dubbie di rivendita dei veicoli Fiat, in particolare del Doblo Panorama. I prezzi stanno salendo alle stelle sul mercato parallelo, ben al di sopra dei prezzi ufficiali. La vicenda ha provocato un'onda d'urto nel Paese.
È in questo contesto che la Gendarmeria nazionale ha aperto un'indagine attraverso la sua Brigata di sicurezza e investigazione ad Annaba. Utilizzando immagini virali, Gli investigatori hanno smantellato un giro di speculazione che coinvolgeva sette persone. Tra loro c'erano dipendenti di una concessionaria Fiat locale, concessionari di auto e persino un dipendente di Algérie Poste.
Pratiche fermamente sanzionate
Secondo il comunicato stampa della Gendarmeria, gli indagati immatricolavano veicoli a nome di parenti in cambio di denaro, per poi rivenderli a prezzi elevati. Sono stati sequestrati cinque Doblo Panorama. Le accuse sono gravi: speculazione illegale, partecipazione a speculazione illegale, abuso di posizione, falsificazione e uso di falsi.
Il caso ha assunto una dimensione politica. Il Ministro della Giustizia, Lotfi Boudjemaa, ha lanciato un severo monito contro gli speculatori: "Fai un accordo se vuoi, ma ti becchi 30 anni di prigione, e in alcuni casi l'ergastolo". È stata anche inviata una nota ufficiale ai notai per vietare la vendita di veicoli nuovi per procura, una misura direttamente collegata agli abusi osservati sulle auto Fiat prodotte localmente.
Fiat collabora con le autorità
Fiat El Djazair collabora attivamente con le autorità pubbliche per evitare che casi simili si ripetano. Il marchio italiano, che fin dall'inizio ha stretto una partnership industriale con il governo algerino, non può che essere preoccupato da questi abusi. Sta intensificando la sua collaborazione per garantire un accesso equo ai veicoli e proteggere la stabilità di un mercato che sta ancora subendo grandi cambiamenti.
L'obiettivo iniziale rimane intatto: produrre in loco, formare team qualificati e offrire agli algerini auto affidabili a prezzi accessibili. L'intervento delle autorità giudiziarie non è quindi visto come un attacco, ma come un sostegno a questa ambizione. Non dimentichiamo che Fiat punta a produrre altri modelli in questo Paese, tra cui la nuova Fiat Grande Panda, che è stata recentemente avvistata lì. Il Gruppo Stellantis prevede di produrre 60.000 auto Fiat in Algeria entro il 2025 e 90.000 entro il 2026.